Editoriale di Michela Arfiero




Vorrei tornare a essere una specie tra le specie. Sviluppare la comunicazione interspecifica. Forse tra poco potremo parlare con i capodogli: sarebbe bello non attribuire loro caratteri e percezioni umane, ma farci dire come ci si muove in una vastità liquida, come riconoscere un territorio dal suono che ritorna. Selvàtico. L’idea del magazine sta nel suo nome, nella sua polisemia. Vorrei presentarlo attraverso gli altri, in parte perché non so con esattezza – e forse nemmeno voglio semplificare –, in parte perché il suo racconto frammentato è il paesaggio all’interno del quale mi muovo. “Un po’ discosto, sazio di ciò che sono, ma mai dimenticandoli, accolgo la natura nel bene e nel male, lascio che parli a caso, senza controllo, con l’energia originale.” Scriveva il poeta Walt Whitman nella sua raccolta Foglie d’erba. Dicevamo, “Se non vai nei boschi nulla accadrà mai, e la tua vita non avrà mai inizio” (Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés). In Mon corps - Pierres de corps, del 1970, l’artista Gina Pane diventa parte di un paesaggio, si fa pietra tra le pietre. Non si mimetizza, ma si fa natura selvaggia e non umanizzata. Invece, leggendo la scrittrice contemporanea Rachel Cusk, il selvatico non è connesso alla natura, ma è uno spazio di libertà e disordine che esiste oltre le strutture sociali e personali.

Selvàtico nasce come una rivista di paesaggio, una composizione visibile di aspetti estetici, e le sue pagine sono dedicate alle persone e agli oggetti che popolano questa entità dinamica. Un luogo delineato dalle immagini dei fotografi che hanno collaborato al progetto, senza immagini preesistenti o di archivio; gli scatti sono eseguiti sul posto, immediati, spontanei, a Margate come a Milano, passando per la Grecia. La fotografia come racconto: oggetti, artigianato, cibo e la creatività che li unisce. I dialoghi, l’incontro tra due persone che chiamiamo interviste, sono momenti che si nutrono del presente. E poi, le rubriche, fatte di poesia, letteratura e ricerca. Pensieri e idee che, partendo da un punto di vista personale, ci allineano con la contemporaneità.

Ricordo Rebecca Horn, nella mia mente è radicata l’immagine delle performance in cui estendeva il suo corpo, come in Finger Gloves (1972), in cui indossava guanti con dita estremamente lunghe, trovando nuovi confini. Oppure indossando un lungo cono in testa e trasformandosi in un unicorno. Nel film francese Le Règne Animal, alcuni esseri umani subiscono mutazioni in creature animalesche, obbligandoli a confrontarsi con un nuovo istinto e una forma di esistenza autentica. Forse vedo il selvatico nel punto di giuntura degli ibridi, nell’incontro, nella congiunzione dove finisce una cosa e ne inizia un’altra, come quello nella pancia delle sirene (uccelli o pesci) o dei centauri. In Only Lovers Left Alive, Jim Jarmusch individua nel selvatico la natura che persiste, si rinnova e si manifesta come un richiamo alla bellezza e alla resistenza della vita stessa alla modernità. Non dimenticando, pensando al tema di questo primo numero, a tutti quelli che attraversando peasaggi hanno anche molta sete.

  • CETI (Cetacean Translation Initiative) è un'organizzazione senza scopo di lucro che applica l'apprendimento automatico avanzato e la robotica per ascoltare e tradurre la comunicazione dei capodogli.
  • Whitman, Walt. Foglie d’erba. Prima edizione 1855. Marsilio, Venezia 1996.
  • Pinkola Estés, Clarissa. Donne che corrono coi lupi. Sperling & Kupfer, Milano 2016.
  • Pane, Gina. Mon corps - Pierres de corps, performance, 1970.
  • Cusk, Rachel. Riferimento in particolare alla sua “trilogia dell’ascolto” (Resoconto, 2018; Transiti, 2019;  Onori, 2020, Einaudi, Milano).
  • Horn, Rebecca. Finger Gloves, performance, 1972. Unicorn, performace, 1970-72.
  • Cailley, Thomas. The Animal Kingdom (Le règne animal). Film, 2023.
  • Jarmusch, Jim. Solo gli amanti sopravvivono - Only Lovers Left Alive. Film, 2013.
  • Mos Def. “They say, “Don’t drink the water! / We need it for the fire!””, New World Water. Album Black on Both Sides, Rawkus Records, 1999.