Giovanni De Francesco
L’8 agosto
Qual è il tratto principale del tuo carattere? Tre aggettivi per descriverti.
Non ero preparato, ed è una domanda che ha bisogno di grande riflessione. Il tratto principale del mio carattere? Ehm... Tre aggettivi... mi vien da dire che tendo a essere un po' doppio, cioè sono impulsivo e contemporaneamente molto meditativo; forse ambiguo, ma nell'accezione più positiva
A che ora ti piace svegliarti?
Mi piacerebbe svegliarmi tardi, intorno alle dieci. Il più delle volte non mi è possibile per impegni di lavoro. Tendo ad andare a letto molto tardi, credo di essere un animale notturno
Lavori al mattino presto o notte fonda?
Dipende, in base alle esigenze. Un tempo lavoravo molto la notte. Adesso sto sveglio di notte, ma più per altro che per lavorare. Lavoro molto la sera, mi attivo nel pomeriggio e, praticamente, quando dovrei andare a mangiare sono nel pieno del lavoro; infatti, succede di finire cena a mezzanotte
Cosa non manca mai nel tuo studio?
La luce naturale, motivo per cui ho scelto uno studio con due vetrine su strada. Ovviamente in base alle ore del giorno mi adatto. Però, diciamo che il desiderio è quello di avere luce naturale. Poi non può mancare il silenzio, perché lavoro molto in assenza di persone e di suoni
Lo studio ti protegge o ti isola?
Mi protegge perché mi tiene in una condizione ideale, cioè mi tiene in una condizione in cui mi identifico e quindi sono a mio agio. E direi che non mi isola affatto, perché fisicamente è impossibile, sono in vetrina
C'è un angolo di questo spazio dove ti senti più a tuo agio? Quello dove trascorri più tempo?
Beh, alla fine, spesso sono al tavolo
Chi non vorresti mai far entrare in questo spazio? E chi invece vorresti invitare che ancora non ci è stato?
Ma in realtà divieti veri e propri non ce ne sono; non vorrei entrassero persone aggressive con me, con chi è nello spazio. Però vorrei che entrasse chiunque, anche chi non la pensa come me. Chi vorrei invitare? Forse mio padre, sì. Proprio perché questo studio è nato grazie a lui, senza di lui.
L’ospitalità è anche una realtà del mio studio. Una delle due stanze, due volte l’anno, si svuota del mio lavoro e ospita il progetto espositivo Camera Doppia, che ho fondato dal mio ingresso in questi spazi e condiviso con il curatore Tommaso Speretta e l’art director Edoardo Ferrari
Qual è l'oggetto più inutile che c'è qua dentro?
Perché non lo butti?
L'oggetto più inutile che ho nello studio... è un soprammobile che ho messo sopra il cesso e non lo butto perché è ironico, appunto, dov'è
In che epoca storica - oltre a quella presente - ti sarebbe piaciuto vivere?
L’antica Grecia che ancora coi suoi miti ci permette di leggere il presente
Preferisci dolce o salato?
Salato d’istinto, ma non posso escludere i dolci, di cui son molto goloso. Ecco la mia doppiezza!
Che musica ascolti?
Diciamo che, in questo momento, non sono affezionato a un genere, quindi spazio dalla musica classica alla musica indie, fino all’elettronica
Ti piacciono le favole?
Sì, mi piace molto l'immaginario delle favole; sono particolarmente affezionato a quella di Pinocchio e ad Alice, perché sono le prime favole che mi furono lette e su cui ho avuto anche riflessioni, nel tempo, rispetto al lavoro
Qual è il tuo colore preferito?
Il mio colore preferito credo sia il blu, però nelle sue varie tonalità: dall'indaco al blu elettrico, al bluchina, fino al quasi viola, fino al nero, che poi sono i colori che indosso
Cosa detesti più di tutto?
L'intolleranza rappresenta ciò che non accetto nell’altro. Quindi il razzismo e l’impossibilità di essere liberi
Cosa evoca in te la parola selvatico?
Evoca l'idea di una dimensione naturale che permette una crescita spontanea delle idee, delle forme e, quindi, di un'armonia che non è per forza controllata, ma che è in divenire
Quanto conta il desiderio?
Tanto, perché è un po' l'origine di molti progetti, sia nella vita che nel lavoro, e quindi è fondamentale
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A cura di Michela Arfiero
Intervista raccolta da Simona Pavan
Fotografie di Simon171